strabismo nucleare – di Roberto Fieschi

In occasione della nostra campagna Fisica, guerra e pace, ospitiamo su queste pagine alcuni post di divulgatori e/o scienziati su questo importante tema. Cominciamo con questo scritto di Roberto Fieschi, fisico, autore di molti e testi e per da sempre impegnato su questi temi.

Premessa: a) è male che la Corea del Nord si sia dotata di armi nucleari, forse addirittura di bombe H; b) è un bene che l’Iran abbia rinunciato a costruire la sua bomba atomica (in realtà non ha mai ammesso di volerlo fare, ma il dubbio è legittimo). Se l’Iran se ne dotasse, quasi certamente le costruirebbero anche l’Arabia Saudita e la Turchia, e forse anche altri stati dell’area; si darebbe così un forte impulso alla proliferazione orizzontale e i rischi aumenterebbero.

Politicamente è comprensibile che gli Stati Uniti e altri stati si siano impegnati e si impegnino per limitare questa proliferazione.
Ma, ciò detto con estrema chiarezza, si resta sconcertati di fronte alla pretesa, avanzata da stati dotati di ricchi arsenali nucleari, che gli altri stati rinuncino a dotarsene. Questo atteggiamento ci ricorda la favola di Fedro: “Quia nominor leo!” Ci scaldiamo alla notizia che la Corea del Nord ha eseguito un nuovo test nucleare? Comprensibile, ma non dimentichiamo quanti ne hanno eseguiti le attuali potenze nucleari nel corso degli anni, per provare nuove bombe, più piccole e maneggevoli, o più potenti.

L’orrore suscitato dall’impiego delle bombe sul Giappone contribuì alla preoccupazione degli stati, durante il periodo della guerra fredda, di evitare un nuovo impiego della armi nucleari; tuttavia non evitò la produzione di molte nuove bombe e la loro sperimentazione: oltre 3000 esplosioni sperimentali dal 1945 ad oggi. Oggi il numero di bombe atomiche nel mondo, nonostante sia stato avviato da anni il processo di disarmo, è ancora altissimo.

Sulla questione degli arsenali nucleari esiste il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP), approvato dall’Assemblea generale dell’ONU nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970. Esso parte da alcune considerazioni generali:

“Gli Stati firmatari di questo Trattato, considerando la catastrofe che investirebbe tutta l’umanità nel caso di un conflitto nucleare e la conseguente necessità di compiere ogni sforzo per stornarne il pericolo e di prendere le misure atte a garantire la sicurezza dei popoli;
ritenendo che la proliferazione delle armi nucleari accrescerebbe seriamente il pericolo di conflitto nucleare; attenendosi alle risoluzioni dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che auspicano la conclusione di un accordo per prevenire l’ulteriore disseminazione delle armi nucleari; dichiarando la loro intenzione di porre termine, il più presto possibile, alla corsa agli armamenti nucleari e di prendere misure efficaci sulla via del disarmo nucleare; sollecitando la cooperazione di tutti gli Stati nel perseguimento di questo obiettivo; desiderando promuovere la distensione internazionale ed il rafforzamento della fiducia tra gli Stati allo scopo di facilitare l’arresto della produzione di armi nucleari, la liquidazione di tutte le riserve esistenti e l’eliminazione delle armi nucleari, coi loro vettori, dagli arsenali nazionali mediante un trattato sul disarmo generale e completo sotto stretto ed efficace controllo internazionale; […]”

In particolare l’articolo VI del trattato chiede che gli stati dotati di armi nucleari si impegnino a eliminarle. E’ ben vero che, con la fine della guerra fredda e dell’URSS le massime potenze hanno ridotto i loro arsenali, ma quanto sopra riportato mostra che, a quasi cinquant’anni dalla firma del trattato, siamo ben lontani dall’aver soddisfatto alla richiesta di questo articolo.

Dunque le pressioni che gli stati nucleari esercitano su Iran e Corea del Nord ricordano la parabola della trave e della pagliuzza (Luca 6,41). Più onesto sarebbe affermare: Noi abbiamo le nostre armi nucleari e ce le teniamo; siamo saggi e non le useremo se non attaccati. Di voi non ci fidiamo e faremo quanto è in nostro potere per impedirvi di fabbricarle o di accrescere i vostri piccoli arsenali.
Su una affermazione del genere si può anche concordare.

C’è di più. Gli Stati Uniti hanno deciso di imbarcarsi in un programma di ammodernamento delle armi nucleari, che si stima costerà mille miliardi di dollari nei prossimi trenta anni. Si tratterebbe di una nuova bomba all’idrogeno “B61-12” che può penetrare completamente nel suolo per distruggere i tunnel e le costruzioni sotterranee più resistenti. Rimpiazzerebbe le vecchie armi nucleari americane presenti in Europa e quindi anche quelle che si trovano in Italia. Anche questa decisione però viola in sostanza l’articolo VI.

Ricordiamo che poco dopo la sua elezione, il presidente Obama aveva dichiarato ufficialmente: «Gli Stati Uniti non svilupperanno nuove armi nucleari né cercheranno nuove forme di utilizzo o nuove capacità per le armi nucleari». E invece la B61-12 rischia di innescare una nuova devastante corsa agli armamenti.

La situazione mondiale richiederebbe la capacità dei vari leader mondiali di avere uno sguardo lucido sulla complessa realtà che viviamo. Invece mi pare che tutti siano affetti da un preoccupante strabismo nucleare.

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