Gli Emoji sono una scienza? O per meglio dire: lo studio della semantica visuale può essere approcciato con metodo scientifico? Proviamo a cercare la risposta. Gli Emoji e le icone moderne ci riportano alla comunicazione visuale pittografica e ideografica con cui è nata la scrittura delle lingue antiche: geroglifici egiziani, cuneiforme assiro-babilonese, caratteri cinesi, glifi Maya, sono tutti nati rappresentando almeno in parte significati e non suoni. Ma questi sistemi erano difficili da imparare. Ciò ha fatto evolvere tutti questi sistemi (tranne il cinese) verso scritture fonetiche (alfabeti, sillabari ecc.) che cercano di rappresentare solo i suoni, e che quindi hanno simboli molto meno numerosi e molto più semplici. Oggi però la tecnologia ci consente di riprodurre e inviare in un attimo icone complesse, dando nuovi sviluppi alla semantica visuale.
Gli Emoji però non sono una lingua! Ma esistono varie decine di lingue visuali, molte nate negli ultimi anni, tra cui IKON, la prima lingua iconica che mira a tradurre visualmente potenzialmente qualunque frase, con un approccio internazionale e translinguistico. Il progetto che coordina la creazione di questa lingua si chiama KomunIKON (www.komunikon.com/it), ed è composto da linguisti, grafici, informatici, legali ed esperti di comunicazione e di gestione di progetti.
La creazione di queste icone segue un percorso preciso che si affida a molti elementi scientifici. Ad esempio, il primo passo sta nel selezionare in una lista di lingue le parole più frequenti per decidere la priorità dei significati più importanti da iconificare. Ma non solo: in quest’ambito esistono anche i “primi semantici”, un analogo semantico dei numeri primi, ovvero quei significati essenziali che si ritrovano praticamente in tutte le lingue: io, tu, uno, due (ma non tre! Esistono lingue come il Pirahã che non hanno numeri oltre il due!). Unendo le liste frequenziali con i primi semantici e altre considerazioni, abbiamo creato la lista iniziale dei significati da iconificare, con un ordine di priorità.
Secondo passo: l’analisi del significato. Prendiamo ad esempio i significati connessi alle radici “ud-” (udire, udito, ecc.) e “ascolt-”. Possiamo dire che i significati sono abbastanza simili e quindi creare una sola icona? Ma come quantificare e misurare il concetto di “abbastanza simili”? Ebbene, in linguistica computazionale esiste una distanza semantica che permette di misurare la distanza tra due significati, e tale distanza aiuta a decidere se è importante creare due icone distinte per i due significati oppure no. Per esempio, nel caso di “ascolt-”, la distanza da “ud-” non è grande. Tuttavia, l’analisi semantica può essere approfondita analizzando le descrizioni dei significati attraverso strumenti come Wordnet. Tale analisi mostra un elemento importante di distinzione: l’attenzione dell’udente, che in “ascolt-” è essenziale. In altri casi (come “content-”/“gioi-”) la distanza semantica non è abbastanza grande da giustificare la creazione di due icone distinte (almeno al livello di precisione attuale).
Terzo passo: l’iconometro. È importante misurare quanto le persone capiscono i significati delle icone. Per fare ciò si può usare uno strumento chiamato iconometro, sviluppato dall’Università di Ginevra, che ha passato a KomunIKON il codice base affinché si potesse ampliarlo e adattarlo. La piattaforma permette di creare test su un gruppo di icone, ad esempio su 30 icone. Ogni partecipante entra e vede una prima icona associata a 10 possibili parole nella lingua scelta all’inizio del test, una delle quali è quella pensata da chi ha creato l’icona. Il partecipante deve distribuire 100 punti tra le varie parole in proporzione a quanto quella parola corrisponde al significato percepito. Un’icona facile da capire dovrebbe ricevere sempre 100 punti sul significato atteso, mentre un’icona difficile o ambigua ne riceverà molti meno. Grazie a questo metodo KomunIKON ha potuto migliorare già molte icone.
Inoltre, in IKON molte icone sono prese in prestito dal linguaggio scientifico: ad esempio, la linea temporale, i connettivi logici, i quantificatori e alcune rappresentazioni del verbo essere. La linea temporale è un modificatore che si può aggiungere sotto ogni icona per indicarne il tempo, e prende a modello l’asse orizzontale di un piano cartesiano, inclusi i tratteggi prima e dopo che segnalano l’infinità della retta. In questa linea, una tacca centrale segnala il tempo 0, ovvero il presente. Sopra la linea una sorta di grafico viola mostra il tempo che si vuole indicare: passato, presente o futuro. Ma non solo, mostra anche l’aspetto verbale: l’azione puntuale, continua o ripetuta.
Ecco alcuni esempi.
Per i connettivi logici sono stati scelti simboli matematici. Per la congiunzione logica “e” (et), la disgiunzione esclusiva “o” (aut) e quella inclusiva “o” (vel) sono stati scelti i diagrammi di Venn, scelta ovvia per chi fa scienza, ma per altri-e è un’idea inattesa e sorprendentemente efficace (tra parentesi abbiamo indicato le traduzioni latine in quanto il latino è l’unica lingua a noi nota che distingue lessicalmente la disgiunzione esclusiva e quella inclusiva). Per l’implicazione “dunque” è stato scelto il corrispondente simbolo logico.
Per alcuni significati del verbo “essere”, come nella frase “Parigi è la capitale della Francia”, tale verbo viene rappresentato dal simbolo =. In effetti attualmente, e negli ultimi secoli, i due concetti “Parigi” e “capitale della Francia” sono intercambiabili.
Mentre invece nella frase “Parigi è affascinante” il verbo “essere” assume un significato diverso e i due concetti “Parigi” e “affascinante” non sono equivalenti. In questo caso per essere più precisi si può usare di nuovo il simbolo di appartenenza (che è asimmetrico), nel senso che “Parigi appartiene all’insieme delle cose affascinanti” (ma non viceversa). Mentre per “le città francesi sono affascinanti” si può usare il simbolo di inclusione ⊂, per indicare che “l’insieme delle città francesi è incluso nel sovrainsieme delle cose affascinanti”. Ma, intendiamoci, questi simboli sono solo per chi ha bisogno di fare queste differenze, altrimenti per la gran parte degli utenti il simbolo = sarà sufficiente e molto più facile da capire.
Infine, i quantificatori (tutti, alcuni, nessuno) sono espressi da icone contrastive, cioè icone in cui il significato emerge dal confronto di due o più scene. Nel caso specifico è stato usato un insieme che contiene tutti, alcuni o nessuno dei punti presenti.
Riassumendo, la risposta alla domanda iniziale è “sì”: lo studio della semantica visuale può essere approcciato con metodo scientifico e ha molti punti di contatto con la logica, la matematica, la statistica, la linguistica e anche l’informatica presente nella grafica e nella linguistica computazionale. Per concludere, provate a tradurre questa frase scritta in IKON:
Alcune informazioni utili: il bordo multiplo indica il plurale, quello rosso i verbi, quello giallo i sostantivi, quello azzurro gli aggettivi, quello verde le congiunzioni e preposizioni, quello grigio è indefinito. Potrete trovare la traduzione italiana nel blog https://www.komunikon.com/it/notes, insieme a ulteriori dettagli sul progetto e alle pubblicazioni accademiche di KomunIKON.
Cesco Reale
KomunIKON
Dal nostro catalogo: Oltre le parole