La scienza espressa
di Autore non assegnato

Furor Mathematicus, Roma 1944

La prima edizione del Furor mathematicus del poeta-ingegnere Leonardo Sinisgalli (1908-1981) fu pubblicata a Roma nel 1944 (mentre gli Alleati liberavano la Capitale) dall’editore Urbinati, seicento copie numerate nel formato di un “leonardesco” taccuino tascabile 7 x 11 cm. Si tratta di una raccolta di brevi saggi, pensieri, dialoghi, lettere e scritti autobiografici, una sintesi delle molteplici attività culturali che l’autore aveva sperimentato su temi che includono matematica, poesia, pittura, architettura, design, fisica, tecnologia. Una raccolta che, in linea con il carattere di Sinisgalli, propone contrapposizioni e confronti fra diversi saperi e linguaggi, favorendone la contaminazione reciproca. Questo, in essenza, il messaggio del Furor mathematicus, il cui titolo si presenta come un ossimoro, una sovrapposizione fra l’idea di entusiastica impulsività, irrazionalità e disordine, contenuta nel termine Furor, affiancata all’ordine, razionalità, calma, regolarità associati al Mathematicus.

L’eclettismo sinisgalliano, maturato negli anni giovanili, diventa qui manifesto per la cultura del secondo Novecento italiano. Sintesi della sua formazione e della sua intensa attività culturale, dagli studi giovanili a Roma, dapprima di matematica e poi di ingegneria, fino all’appassionata frequentazione di poeti, pittori e architetti e l’ingresso nel mondo della grande industria, questa opera diventa una rampa di lancio verso i successivi anni di attività in cui Sinisgalli parteciperà da protagonista alla trasformazione dell’Italia in potenza industriale, in qualità di creatore e direttore di riviste aziendali fortemente innovative e di ampia portata culturale, da Pirelli a Civiltà delle Macchine per citare solo le più famose.

Seguirà un’edizione molto ampliata, pubblicata da Mondadori nel 1950 e recentemente tornata nelle librerie nel 2019 in una nuova veste e con un’ampia introduzione. Nella versione tascabile del 1944 sono comunque già presenti i principali temi che caratterizzeranno l’edizione del 1950. Il testo si apre con una lettera a Gianfranco Contini dalla quale emerge una lettura del mondo come sovrapposizione tra reale e immaginario, realtà e sogno, razionalità e fantasia, misura e invenzione, regola ed estro, scienza e poesia, esprit de géométrie e esprit de finesse. Il pretesto per introdurre questo tema è dato, come spesso accade negli scritti di Sinisgalli, da un’entità matematica: il numero complesso a + bj, somma della parte reale a  e la parte immaginaria b, detta così perché moltiplicata per l’unità immaginaria j, radice quadrata di -1. Un’operazione, quest’ultima, impossibile nell’ambito dei numeri reali, ma considerata lecita nel campo dei complessi, numeri inventati nel XVI secolo, in pieno Rinascimento, per risolvere equazioni algebriche e in seguito utilizzati in tante importanti applicazioni fisiche e ingegneristiche, che nella fervida mente del poeta lucano diventano metafora della vita, caratterizzata appunto da sovrapposizione di opposti. Ma Sinisgalli è anche ingegnere e cultore di scienze matematiche, quindi sa bene che un numero complesso, proprio perché formato di due componenti di cui convenzionalmente la parte reale a viene riportata in ascisse e quella immaginaria b sull’asse delle ordinate, diventa un punto del piano che si può rappresentare anche come un vettore (cioè una freccia) che collega l’origine degli assi col punto stesso. E un vettore è una entità dotata di una direzione e un “verso”, usata in fisica per rappresentare le forze. Questa catena di ragionamenti conduce Sinisgalli al parallelo con la poesia: aggiungendo la parte immaginaria a quella reale, aggiungendo cioè immaginazione alla realtà, un numero ─ che per sua natura è orizzontale e inerte ─ diventa attivo, si traduce in una forza; si ottiene un numero che ha un verso, quindi una entità poetica. Anzi, affermando che il verso è la forza della poesia, Sinisgalli scrive a Contini che “questa frase sembra ora addirittura lapalissiana”.

In questa breve lettera appare, in tutta la sua essenza, il metodo sinisgalliano: la sovrapposizione tra discipline diverse per ottenere idee nuove e nuove suggestioni; il “demone dell’analogia” che usa matematica e poesia come sorgenti privilegiate di metafore, grazie ad un pensiero in grado di accostarsi ai campi più disparati facendoli interagire tra loro. La matematica è stata la prima grande passione di Sinisgalli, quella che ha caratterizzato con momenti di entusiasmo, o addirittura di estasi (di furore, appunto), la sua giovinezza, fino a spingerlo a frequentare il corso di laurea in Matematica a Roma. Una passione che, nonostante il successivo passaggio al corso di laurea in Ingegneria dopo il primo biennio di studi universitari e la scelta di dedicarsi alla poesia come principale attività creativa, lo accompagnerà per tutta la vita lasciando una marcata impronta e un ben riconoscibile stile nell’approccio ad ogni sua attività. Una presenza di cui si trovano evidenti testimonianze in tanti suoi scritti e opere di vario tipo.

La poesia prese poi il sopravvento, ma la matematica fu sempre linea guida, approdo netto, sicuro, rassicurante, come trapela continuamente nelle pagine del Furor. Ne è prova il fatto che nell’edizione del 1944 la lettera a Contini sia seguita dal Quaderno di Geometria, che si apre con una lunga citazione dei Chants de Maldoror, pubblicati nel 1868 da Lautréamont. Brani dal sapore fortemente autobiografico:

O matematiche severe, io non vi ho dimenticato sin da quando le vostre sapienti lezioni, più dolci del miele, filtrarono nel mio cuore e mi rinfrescarono. Fin dalla culla chiesi di bere alla vostra sorgente…;

Negli scritti di Sinisgalli il nostalgico ricordo degli studi di Matematica si è costantemente sovrapposto non solo alle immagini poetiche ma anche a tutte le sue altre passioni e attività, dall’architettura al design, dalla grande industria all’arte. Una contaminazione di saperi che dalle pagine del Furor traslerà anche negli scritti successivi, come testimoniato nelle emblematiche pagine della rivista Pirelli nelle quali Sinisgalli ribadisce che:

Scienza e Poesia non possono camminare su strade divergenti. I Poeti non devono aver sospetto di contaminazione. Lucrezio, Dante e Goethe attinsero abbondantemente alla cultura scientifica e filosofica dei loro tempi senza intorbidare la loro vena. Piero della Francesca, Leonardo e Dürer, Cardano e Della Porta e Galilei hanno sempre beneficiato di una simbiosi fruttuosissima tra la logica e la fantasia.
(da L. Sinisgalli, “Natura calcolo fantasia”, Pirelli, anno IV, n. 3, 1951)

Gian Italo Bischi
Università di Urbino

Sintesi di Gian Italo Bischi, Furor Mathematicus, Roma 1944. Nuova lettera Matematica n.7 nuova Serie pp. 136-145.

Scarica l’articolo completo apparso sulla rivista Nuova Lettera Matematica.

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