La scienza espressa

Geopolitica dell’Intelligenza Artificiale

La concezione che il dominio dell’Intelligenza Artificiale significhi il dominio del mondo è lontana dalla realtà. Siamo tutti felicemente imbevuti di letteratura e cinematografia fantascientifica, da Isaac Asimov in poi, e viene quasi naturale pensare che la “Guerra del Futuro” debba essere combattuta da robot e intelligenze artificiali non umane. È vero che il recente sviluppo di varie forme di intelligenza artificiali, da Chat-GPT ai droni, passando dalle automobili a guida (quasi-)autonoma, ha avuto un incredibile effetto mediatico.

La domanda è se la l’AI potrà avviare un nuovo ciclo di rivoluzione scientifico-industriale nel pianeta. La risposta è ancora tutt’altro che prevedibile. Se tale prospettiva si concretizzerà, siamo solo agli albori di questa straordinaria trasformazione. Tuttavia, si può affermare che l’Intelligenza Artificiale abbia un ruolo importante nella sfida globale, ma non strettamente esclusivo. Per capire se c’è qualcosa di nuovo sul fronte orientale, occorre partire dalle linee guida emanate dal Partito Comunista Cinese nel 2017 e ancora in vigore. Lasciando ai politologi le parti ideologiche, cioè quelle meno importanti, emerge quanto l’AI, in tutti i suoi incessanti sviluppi, sia percepita importante e strategica per Pechino, sia per la traballante coesione interna sia per l’apparato militare.

L’Impero del Centro si percepisce su questa tematica alla pari delle altre grandi potenze (quindi gli Stati Uniti), autodefinendosi pioneristica in talune branche, pur rimanendo ancora indietro nella complessa costruzione e fruizione degli hardware, ovvero dei microprocessori prodotti in maniera molto rilevante dalla tanto odiata quanto desiderata Taiwan. Entro il 2025, Pechino si propone di predisporre una serie di disposizioni normative ad hoc per favorire una crescita massiva di aziende e prodotti legati all’Intelligenza Artificiale. L’obiettivo, entro il 2030, è essere il leader assoluto del mercato globale. Vi è la profonda consapevolezza (e ardente desiderio) che l’Intelligenza Artificiale possa rappresentare un’auspicabile svolta per la manifattura, la logistica e l’agricoltura e per tutti i servizi sociali e di assistenza medica di cui Pechino avrà bisogno dato il precoce invecchiamento della popolazione. Dall’altra parte dell’Oceano Pacifico, gli USA stanno osservando e prendendo nota sulle facce multivalenti che sta assumendo la guerra in Ucraina, che è allo stesso tempo così profondamente novecentesca (carri armati, trincee, bombardamenti aerei, contraerea, guerriglia urbana ecc.), ma anche moderna e ibrida (satelliti, droni, software di riconoscimento facciale, attacchi cibernetici).

Il teatro di guerra ucraino sta diventando banco di prova per la guerra dei droni, dove non si confrontano solamente quelli ucraini e russi, ma anche americani, turchi, iraniani e verosimilmente cinesi. Questo settore è tecnologicamente quello che sin dall’inizio della guerra ha avuto notevoli progressi tecnologici. Dall’inizio della guerra, l’esercito ucraino è stato costretto a utilizzare droni da combattimento contro un nemico, come l’esercito russo, più numeroso e meglio equipaggiato. I famosissimi droni turchi “Bayraktar”, nei primi giorni del conflitto, hanno annichilito le chilometriche code di carri armati russi in fila ordinata nelle autostrade ucraine. Almeno finora è “la più grande guerra dei droni della storia”. Il Pentagono sta cercando di sfruttare l’AI per concreti vantaggi che vanno dall’autonomia nei vari teatri di guerra (aria, acqua, terra, spazio, cyber) all’analisi dell’intelligence, dalla tracciabilità dei dati e delle informazioni, alla prevenzione di guasti e alla medicina militare. Le forze armate stanno attualmente cercando di integrare l’Intelligenza Artificiale nello sviluppo di sistemi d’arma, di aumentare gli operatori umani con sistemi robotici “AI-driven” sul campo di battaglia e di migliorare la precisione del fuoco militare.

L’Intelligenza Artificiale avrà un impatto significativo sulle forze militari della NATO (e quindi degli Stati Uniti), e avverrà attraverso l’implementazione dell’AI in altre tecnologie associate, come la realtà virtuale/aumentata, l’informatica quantistica, la modellazione e la simulazione, lo spazio cosmico, la ricerca sui materiali, la produzione e la logistica e l’analisi dei big data. L’Intelligenza Artificiale avrà effetti di trasformazione sulle tecnologie nucleari, aerospaziali, informatiche, dei materiali e biotecnologiche. Ciò nonostante, è necessario non ingigantire la questione tecnologica. Le nazioni sono composte da esseri umani. Non c’è nient’altro dentro. Esse sono, innanzitutto, il drammatico risultato delle storie, delle culture e delle aspirazioni dei loro popoli. L’eventuale scontro potrà essere deciso solo dal fattore umano.

L’Impero del Centro, nella sua lunga e affascinante storia millenaria, non si è mai realmente trasformato in una talassocrazia, ovvero una potenza marittima e navale, e non ha mai abbracciato appieno una spiccata vocazione marittima. Hegel, in parte con fare razzistico, sosteneva che per la Cina “il mare è solo il cessare della terra”. Il salto nell’acqua, il ragionare e il vedere la terraferma dal mare è un cambiamento doloroso, non naturale e molto complesso, che nella storia solo poche civiltà sono riuscite a compiere. Non è un caso che, nel 1949 l’Esercito Popolare si sia fermato a osservare Chiang Kai-shek scappare in mare verso Taiwan (a solo 150 km dalle coste cinesi) e lì sia rimasto.

Il Dragone presenta altre serie questioni, che possono rappresentare annosi ostacoli alla sua corsa al primato. Innanzitutto, problematiche di tipo storico-sociale: nel corso della storia, ogni qual volta la costa cinese si apre al mondo diventa ricca, benestante e luminosa; a differenza di un entroterra molto più povero, arretrato e isolato, il che genera pedissequamente forti ondate di violenza centripeta che portano la Cina a richiudersi col mondo esterno, livellando le due alterità interne. L’attuale dittatura comunista ha preso il potere in questo modo, durante la Rivoluzione Cinese di Mao. Ulteriore problematica è che la Cina insiste sulla massa euroasiatica; pertanto, è circondata da paesi che storicamente e culturalmente le sono avversi e ostili: Giappone, Corea del Sud, India, Vietnam, Singapore, Indonesia, Filippine, preferiscono di gran lunga avere un egemone dall’altra parte del mondo (o dell’oceano), come gli USA, anziché averlo sopra la testa. Riprova di questo è proprio il Vietnam, che ha lo stesso tipo di governo cinese, cioè una dittatura comunista e, ciò nonostante, preferisce avere come riferimento un paese capitalista con cui ha combattuto una tremenda guerra molto vivida nella memoria di tutti. Questo a dimostrazione di quanto talvolta sia impossibile applicare modelli politologici prêt-à-porter. Come ha scritto Tim Marshall “La posizione è tutto”.

Se aveste vinto la lotteria e voleste acquistare un paese in cui vivere, il primo che vi mostrerebbe l’agente immobiliare sarebbero gli Stati Uniti d’America”. Poiché due imperi confinanti finiscono per collidere e non posso che finire per scontrarsi, la stessa Russia non potrà mai essere un fido alleato per i cinesi e viceversa. Infine, c’è il fattore demografico. La popolazione cinese è in diminuzione e invecchiamento, se pensiamo che negli anni ‘70 l’età mediana era 20 anni, oggi si aggira sui 40 anni e nel 2070 sarà 55. Nel 2050 la sua popolazione conterà 30 milioni di abitanti in meno (ma pur sempre 1 miliardo e 400 milioni). Negli USA l’età mediana attuale è simile (circa 40 anni), ma la curva demografica non risulta né essere in diminuzione né in invecchiamento (grazie soprattutto all’immigrazione) e si prevede che per il 2050 la popolazione sarà intorno ai 400 milioni di abitanti. Per quanto un algoritmo possa essere valido, le delicate sfumature antropologiche, culturali e irrazionali dell’umano, l’insaziabile desiderio di stare nei libri di storia, le ancestrali paure geografiche, gli errori strategici, le brucianti passioni e gli odi tremendi di intere popolazioni, sfuggiranno sempre. Inafferrabili per natura.

Alessio Ricci

Senior Data Scientist, Cerved Group

Per saperne di più

  1. Fa, (2017). State Council Notice on the Issuance of the Next Generation Artificial Intelligence Development Plan. State Department, China.
  2. Corconan (2022). Ukraine credits Turkish drones with eviscerating Russian tanks and armor in their first use in a major conflict. Insider. https://www.businessinsider.com/ukraine-hypes-bayraktar-drone-as-videos-show-destroyed-russia- tanks-2022-2?r=US&IR=T
  3. Miller, & Stirling, R. Government AI Readiness Index 2019. Tech. Rep., Oxford Insights and the International Development Research Centre, London England (2019). URL https://www.oxfordinsights.com/ai-readiness2019.
  4. Reding, F., & Eaton, J. (2020). Science & technology trends 2020-2040. Exploring the S&T edge. NATO science & technology organization, 71-73.
  5. Ferrini, (2012). Per una filosofia hegeliana degli spazi naturali e umani: l’anomalia paradigmatica del “caso” Trieste. EUT Edizioni Università di Trieste.
  6. Marshall, , & Merlini, R. (2017). Le 10 mappe che spiegano il mondo. Garzanti.
  7. Luo, , Su, B., & Zheng, X. (2021). Trends and challenges for population and health during population aging—China, 2015–2050. China CDC Weekly, 3(28), 593.
  8. Ortman, M., & Guarneri, C. E. (2009). United States population projections: 2000 to 2050. United States Census Bureau, 1(15), 1-9.

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