La legge 187/2023 ha istituito la Settimana nazionale delle discipline scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche (Stem). L’iniziativa ha il duplice obiettivo dichiarato di incentivare sempre più le studentesse e gli studenti a intraprendere le proprie carriere nelle discipline scientifico-tecnologiche.
La proposta ministeriale, diciamolo subito, non è una novità assoluta. Da quasi tre decenni il Ministero dell’Università e della Ricerca promuove la Settimana della scienza con lo scopo di “favorire la più capillare diffusione di una solida e critica cultura tecnico-scientifica” tra i giovani. L’impressione è che i promotori di questa nuova iniziativa aderiscano a un diffuso pregiudizio che descrive i giovani poco interessati alla ricerca scientifica e alle carriere da ricercatori e ricercatrici. Si tratta probabilmente di uno stereotipo non supportato dai dati di recenti ricerche sistematiche che hanno coinvolto migliaia di studenti delle scuole italiane.
L’indagine “Giovani, Scienza e Tecnologia”, realizzata da Observa Science In Society in collaborazione con Pristem-Bocconi [1], ha indagato gli orientamenti dei giovani studenti nei confronti delle scienze e delle tecnologie e ha fornito molti dati sulle giovani generazioni. L’inchiesta campionaria, che ha coinvolto oltre 4700 studenti – in età 14-16 anni – di 100 scuole italiane, ha rivelato un sorprendente interesse per le carriere scientifiche e le discipline STEM tra gli studenti delle superiori. Ben tre giovani su dieci indicano il settore della ricerca scientifica tra le possibili scelte occupazionali del futuro. Rispetto alla precedente rilevazione del 2017 è triplicato il numero di studenti e studentesse che intendono intraprendere la carriera di scienziati e scienziate. Oltre all’ampio interesse per le carriere scientifiche, la recente ricerca ci restituisce l’immagine di una generazione caratterizzata da un interesse diffuso per le attività scientifiche durante il percorso scolastico e una elevata sensibilità rispetto ai temi ambientali. Questi elementi ci restituiscono l’immagine di una generazione interessata e desiderosa di confrontarsi con i temi scientifico-tecnologici, sebbene i giovani non manifestino tratti di ingenuo scientismo o di acritico tecno-entusiasmo [2-3].
Ma quali sono i temi di maggior interesse tra gli studenti e le studentesse italiane? L’indagine Observa-Pristem Bocconi ha evidenziato un particolare coinvolgimento soprattutto per i temi della salute e del benessere. Gli studenti e le studentesse intervistati hanno esperito durante il loro percorso formativo i limiti imposti dall’emergenza Covid e l’elevato interesse per i temi della salute e il desiderio di impegnarsi nell’attività di ricerca può essere stato influenzato anche dalla sovraesposizione di scienziati e ricercatori durante il periodo pandemico. Tuttavia, permangono alcune differenze di genere [4]: tra gli studenti maschi prevale una preferenza per i temi tecnologici e lo spazio, mentre le studentesse si dimostrano maggiormente interessate a temi come la sessualità, le pandemie e altre malattie come il cancro e l’HIV.
Non è trascurabile l’attenzione che i giovani rivolgono all’ambiente e alla sostenibilità. L’iniziativa della studentessa svedese Greta Thunberg che, a partire dal 2018, ha avviato una sorta di ‘sciopero scolastico per il clima’ sembra aver risvegliato una rinnovata volontà di impegno pubblico giovanile che ha dato origine a numerosi movimenti per la tutela dell’ambiente (per esempio, Fridays for Future o Schools Strike 4 Climate). Spesso accusati di immobilismo e disinteresse verso l’impegno sociale e civile, i giovani italiani paiono essersi scossi e ricompattati soprattutto attorno alla crisi climatica. Una mobilitazione collettiva di tale portata, infatti, non avveniva dai tempi delle contestazioni anti-globalizzazione. Il tema ambientale è entrato prepotentemente tra i valori dei giovani, ponendo reali e concrete sfide alle democrazie occidentali.
I giovani studenti italiani si dichiarano particolarmente attenti e di essere disposti a impegnarsi attivamente anche in prima persona per la tutela dell’ambiente. Anche in questo caso, però, vi è una differenza di genere: la sensibilità maggiore si registra tra le giovani studentesse, mentre è inferiore tra gli studenti maschi.
L’interesse per la scienza e la tecnologia delle giovani generazioni, però, non sembra germogliare tra i banchi di scuola poiché nelle scuole italiane si studiano troppo poco le scienze e scarseggiano le attività laboratoriali. La pensa così una quota significativa di studenti e studentesse che ritengono che dovrebbero esserci più ore di scienze nei curriculum scolastici (38%). Sono soprattutto coloro che frequentano un liceo a manifestare la volontà di dedicare più tempo alle discipline scientifiche. Ed è elevatissima la quota di coloro che frequentano le scuole secondarie che gradirebbero fare più esperimenti e attività pratiche durante le lezioni di scienze. Precedenti ricerche, infatti, individuano quali fattori predittivi della volontà di intraprendere una carriera nelle discipline scientifiche l’aver potuto disporre di un laboratorio dove svolgere esperimenti durante il periodo scolastico.
I dati sulla percezione della scienza e della tecnologia da parte degli studenti e dei giovani italiani riflettono un mutato rapporto con la cultura scientifica. Quasi settant’anni dopo la celebre lecture in cui Charles Percy Snow lamentava l’irragionevole e infondata distinzione tra ‘le due culture’, umanistica e tecnico-scientifica, la scienza e la tecnologia sono diventate parte integrante della cultura quotidiana delle nuove generazioni. Si tratta di dati che ci permettono di trarre una serie di indicazioni su tematiche rilevanti per il futuro della ricerca, delle istituzioni, della scuola e della partecipazione consapevole alla vita democratica. I dati già acquisiti saranno nei prossimi mesi ampliati attraverso un’ambiziosa indagine che rileverà le opinioni e i vissuti degli altri attori centrali nel mondo scolastico: insegnanti e dirigenti. A più di trent’anni dalla prima indagine condotta dall’Istituto IARD sulle condizioni di vita e di lavoro nella scuola italiana, Bolton Hope Foundation, Istituto IARD e l’Università di Milano Bicocca realizzeranno la Quarta indagine sulle condizioni di vita e di lavoro nella scuola italiana dove verranno indagate anche esigenze e opinioni sulle discipline STEM. Si tratta di un’ulteriore fonte di informazioni che permetterà di definire un quadro esaustivo dei rapporti tra scienza, tecnologia e scuola.
La volontà di incentivare le carriere STEM da parte delle istituzioni sembra rispondere a delle necessità manifestate dal mercato del lavoro e dal settore industriale. Ben vengano dunque le iniziative volte a incentivare e valorizzare le carriere scientifico-tecnologiche ma non dobbiamo dimenticare che gli atteggiamenti e le opinioni verso la scienza e la tecnologia hanno una genesi articolata e non è sufficiente una settimana all’anno per sviluppare una cultura scientifica tra i giovani, soprattutto in assenza di un’attività strutturale di monitoraggio che ne valuti l’effettiva efficacia.
Andrea Rubin
Università di Ferrara
Per saperne di più
[1] Pellegrini, G. (2023), Pronti per la scienza, PRISMA, dicembre.
[2] Rubin, A. e Saracino, B. (2023), I rapporti dei giovani italiani con la scienza e la tecnologia. Analisi sui dati dell’Osservatorio Scienza Tecnologia e Società 2007-2023, in WELFARE E ERGONOMIA, 2, pp. 153-172. DOI 10.3280/WE2023-002011
[3] Pellegrini G. (2018). Narrazioni di mondi possibili. Giovani e immaginario scientifico. Bologna, il Mulino.
[4] Rubin, A. (2024), GIRLS IN STEM: la lunga strada per la parità di genere nelle discipline scientifiche, in LA SCIENZA ESPRESSA, 1 luglio.