Per secoli, il sangue mestruale è stato considerato un semplice prodotto di scarto e, ancora oggi, le mestruazioni rimangono un argomento tabù. Nonostante siano un processo biologico che coinvolge milioni di persone in tutto il mondo, le mestruazioni sono ancora avvolte da un alone di vergogna e stigma. Basti pensare alla difficoltà che molte persone incontrano nel chiamarle con il loro vero nome.
Ancora oggi, molte donne si sentono obbligate a nascondere il loro stato mestruale per paura di giudizi o discriminazioni, come il pregiudizio comune di una totale assenza di lucidità mentale e affidabilità durante il ciclo. Questo spesso le porta a studiare, e lavorare, talvolta nonostante il dolore o il disagio, aggiungendo stress associato a una possibile riduzione di produttività e a conseguenze economiche. Allo stesso tempo, la mancanza di politiche di accessibilità a prodotti mestruali a scuola, come nei luoghi di lavoro, amplifica le sfide igieniche associate alle mestruazioni. Tutto ciò favorisce il perpetuarsi di disuguaglianze, amplificando, così, le già profonde discriminazioni di genere.
Oltre a limitare l’accesso all’istruzione e alla partecipazione economica e sociale, lo stigma mestruale influenza anche la salute fisica e mentale delle donne. Il silenzio e la vergogna associati alle mestruazioni possono impedire alle donne di cercare supporto medico per problemi di salute legati al ciclo mestruale, mentre il cosiddetto effetto “yuck” (in inglese, “schifo”) ha di fatto tenuto il sangue mestruale lontano dai, già pochi, studi preclinici e clinici che si occupano unicamente di corpi femminili.
Qualcosa, però, inizia a cambiare non solo da un punto di vista culturale e politico, grazie a intense campagne di educazione e sensibilizzazione, ma anche da una prospettiva scientifica. Sempre più studi, infatti, stanno iniziando a indagare il potenziale nascosto del sangue mestruale come finestra sulla salute femminile, accogliendo l’idea che sia molto più che semplice sangue mischiato a cellule endometriali sfaldate. Ne sono esempio gli studi che suggeriscono che il sangue mestruale potrebbe essere utilizzato a scopi diagnostici dato che questo contiene, oltre a globuli rossi e tessuto endometriale, anche cellule immunitarie, secrezioni vaginali, muco cervicale, e componenti biologiche come materiale genetico, proteine e ormoni che, se raccolte e analizzate correttamente, possono rappresentare una fonte di informazioni preziose.
Oltre a identificare irregolarità mestruali associate ad alterazioni ormonali, le ricerche più recenti indicano anche che la composizione del sangue mestruale potrebbe fornire specifici biomarcatori per la diagnosi precoce di condizioni complesse, e anche un’ulteriore comprensione dei meccanismi patologici di causa-effetto. Questo è stato ipotizzato, ad esempio, per la poliabortività spontanea e per l’endometriosi, una malattia invalidante caratterizzata dalla crescita di focolai simil-endometriali al di fuori dell’utero. Un recente studio ha dimostrato che il sangue mestruale di persone con endometriosi differirebbe da quello di persone sane per specifiche cellule e molecole, che contribuirebbero alla capacità di crescita dei focolai, oltre che rappresentare potenziali biomarcatori di malattia. In parallelo, un’altra ricerca ha recentemente identificato che specifici marcatori nel sangue mestruale, più l’età, possono discriminare tra pazienti con aborti spontanei ricorrenti e controlli sani.
Altre possibili applicazioni diagnostiche del sangue mestruale includono lo screening per il Papillomavirus umano (HPV), i fibromi uterini e alcune tipologie di cancro dell’apparato riproduttivo femminile, tutti esempi dove la diagnosi, come nel caso dell’endometriosi, a oggi richiede procedure invasive. Il potenziale del sangue mestruale in chiave diagnostica, poi, non si ferma alla salute riproduttiva, come testimonia un test recentemente approvato dalla FDA americana che si basa sull’utilizzo del sangue mestruale nella diagnosi e nel monitoraggio di diabete attraverso la quantificazione del solido biomarcatore A1c, routinariamente misurato nel sangue circolante.
Oltre alla diagnostica, un’altra area di ricerca ruota intorno al potenziale delle cellule staminali trovate nel sangue mestruale. Queste cellule staminali, dette mesenchimali, hanno la capacità di svilupparsi in vari tipi di cellule e lə ricercatorə stanno studiando la possibilità del loro uso nella medicina rigenerativa benché i report di natura clinica siano, adoggi, limitati.
Infine, il sangue mestruale, o meglio il suo utilizzo in test di laboratorio, sta cambiando il paradigma circa la definizione, e l’identificazione, di mestruazioni abbondanti, spesso sintomo di patologie sottostanti come adenomiosi, polipi e fibromi, sindrome dell’ovaio policistico. Per quanto possa sembrare strano, infatti, solo nel 2023, si è iniziato a testare i prodotti mestruali con sangue mestruale anziché con liquidi che ne richiamino le caratteristiche. Questo nuovo approccio ha fatto emergere che l’assorbenza di tamponi e assorbenti sia stata sottovalutata almeno del 100%, mentre quella delle coppette mestruali è stata sottovalutata del 205%. Basandosi su queste vere capacità di assorbimento, le persone potrebbero perdere più sangue di quanto si pensasse in precedenza e potrebbero essere, o essere state, sotto-diagnosticate.
Naturalmente, come per tutti i campi in rapida ascesa ed evoluzione, anche l’ambito della ricerca e dell’uso del sangue mestruale non è privo di limiti da considerare e sfide da superare. Se da un lato abbiamo del materiale facilmente reperibile attraverso metodi non invasivi e “casalinghi”, manca ancora una standardizzazione dei metodi di raccolta, fondamentale per garantire dati affidabili, comparabili tra loro, e replicabili. Non solo, è fondamentale sottolineare il fatto che gli studi circa l’utilizzo diagnostico e terapeutico del sangue mestruale sono ancora agli inizi e pertanto richiedono ulteriori ricerche per validare l’accuratezza, la rilevanza clinica e l’efficacia di tali strategie.
Tuttavia, i potenziali benefici sono innegabili e il futuro della ricerca sul sangue mestruale è promettente. L’analisi del sangue mestruale, infatti, offre diversi vantaggi rispetto ai metodi diagnostici tradizionali. Oltre a essere non invasivo, un test del sangue mestruale ha il potenziale per essere meno costoso di altri metodi come ad esempio una laparoscopia o una biopsia. Non solo, l’analisi del sangue mestruale potrebbe essere più accessibile alle donne che hanno difficoltà ad accedere a cure mediche riducendo disparità in campo sanitario. Questi test si basano poi su un campione disponibile regolarmente, cosa che permetterebbe un monitoraggio frequente, senza continui prelievi, laddove ce ne fosse il bisogno. Infine, ma non da ultimo, il sangue mestruale potrebbe fornire informazioni specifiche sull’apparato riproduttivo che non possono essere ottenute da altri fluidi corporei.
Certo è che questo (ri)scoperto apprezzamento per il sangue mestruale non solo si prefigge di studiare con attenzione informazioni a lungo ignorate, ma potrebbe anche consentire alle persone di sesso femminile di svolgere un ruolo più attivo nella comprensione e nella gestione della propria salute sfidando tabù e disuguaglianze.
Federica La Russa
SHE is a SCIENTIST
Per saperne di più
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- Qvin™ Introduces Q-Pad™: Transforming Women’s Health with FDA-Cleared Lab Testing using Menstrual Blood
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