La scienza espressa

Una sorprendente consonanza di gusti

di Marco Ferrari27 Maggio 2024 biologia, evoluzione, la scienza espressa, sesso

Qualche anno dopo, al nucleo fondante della teoria dell’evoluzione, cioè l’Origine delle specie (di cui abbiamo già parlato), Darwin aggiunse un altro tassello importante. Si accorse infatti che alcune strutture e comportamenti animali e vegetali non potevano essere spiegati semplicemente dalla “lotta per la vita”, cioè dalla competizione tra individui di specie diverse. L’Origine, e quindi la selezione naturale, rendevano conto di un trend verso una fitness migliore, e quindi di adattamenti ottimali per quel momento e per quella popolazione (tenendo anche presente la storia di ogni specie). Ma era difficile spiegare come certe strutture fossero chiaramente inadatte alla sopravvivenza diretta: palchi di cervi e code di pavone, per esempio, erano un pesante ingombro alla fuga dai predatori, ed erano anche energeticamente dispendiosi. Darwin non riusciva a spiegarselo: “solo la vista di una penna [di pavone]”, scrisse nell’aprile 1860 al botanico Asa Gray, “mi fa star male!”. L’intuizione di Darwin fu che la competizione non fosse tra specie diverse, ma all’interno della specie. Rivolse quindi la sua attenzione in questa direzione. Le costanti osservazioni e l’attenzione al mondo naturale (e gli innumerevoli report che chiedeva ai suoi corrispondenti in tutto il mondo) lo condussero a teorizzare quella che denominò “selezione sessuale”. Le sue ipotesi furono pubblicate nel secondo libro di grande interesse, The Descent of Man, and Selection in Relation to Sex, uscito nel 1871. Il titolo è un po’ fuorviante, perché nel libro Darwin parla soprattutto della selezione sessuale, lasciando all’origine dell’uomo alcune pagine che chiariscono il suo pensiero senza troppo approfondire l’argomento: il record fossile a questo riguardo era infatti troppo limitato per teorizzare il tutto con più precisione (il primo “uomo primitivo” scoperto fu uno scheletro di Neanderthal, trovato nel 1856 in Germania, che rimase controverso per anni).

Il punto di partenza non è diverso da quello dell’Origine: gli individui fanno di tutto per trasmettere alle generazioni future le proprie caratteristiche (il proprio genoma, detto con termini moderni). A differenza della selezione naturale, tutte le dinamiche di quella sessuale avvengono però tra maschi e femmine della stessa specie. Generalizzando molto, si può dire però che i confronti avvengono nella maggior parte dei casi fra maschi, con due modalità diverse. Nella selezione sessuale intrasessi, i maschi possono combattere fra di loro (come fanno cervi e stambecchi) per avere l’opportunità di accoppiarsi con le femmine. In quella intersessi i maschi stessi possono cercare di superare gli altri dimostrando alle femmine la loro maggior “bellezza”: è quello che accade in molti uccelli e pesci, dalle livree particolarmente appariscenti e complesse. Nel primo caso la selezione sessuale porta a strutture maschili atte al combattimento (corna e palchi, ma anche denti o grandi collari ossei, come nel caso dei dinosauri Protoceratops), nel secondo a livree particolarmente sgargianti, come nel pavone o nel fagiano argo. Un altro trend di cui “incolpare” la selezione sessuale è l’aumento di dimensioni nei maschi, come avviene per esempio nei leoni, negli elefanti marini, in alcune otarie o nei gorilla. La selezione evolve verso corpi sempre più grandi, perché sono utili a combattere i concorrenti e riuscire ad accoppiarsi con un gran numero di femmine.

A questo proposito, una descrizione come quella precedente potrebbe far pensare che gli attori del dramma siano solo e soltanto i maschi, che cambiano il loro corpo (in tempi geologici) e combattono per le femmine. Era il parere dei naturalisti della società Vittoriana, che vedevano appunto nelle femmine solo passive recettrici dei comportamenti dei maschi. Darwin era di parere contrario e riteneva che, specie nel caso della selezione intersessi, le agenti principali fossero proprio le femmine; tanto che scrisse “Dobbiamo supporre [che le femmine del pavone] ammirino [il maschio] tanto quanto noi”. Introdusse così il concetto di “scelta femminile”, cioè il fatto che siano le femmine a scegliere con chi accoppiarsi; la sua posizione fece scalpore nella società del tempo, tanto quanto la teoria esposta nell’Origine. Non solo: il punto di vista accettato era che tutta la bellezza che sperimentiamo sulla Terra fosse stata creata da Dio per il piacere umano. Darwin fu molto radicale, quindi, quando affermò che le stupende livree maschili nascono attraverso un processo di casualità, scelta femminile e così via.

Ma la selezione sessuale continua a dimostrare di essere controversa anche decenni dopo la sua esposizione. Un primo oggetto del contendere riguarda la sua natura di teoria scientifica: è parte della selezione naturale, un semplice accessorio della teoria principale, oppure obbedisce a una dinamica naturale completamente indipendente? Il fatto che alcune strutture animali, come la coda del pavone, certe livree molto appariscenti o i pesanti palchi dei cervidi, vadano apparentemente contro a un design ottimale per la sopravvivenza ‒ siano anzi ingombranti e faticose da portare in giro ‒ farebbe pensare alla seconda ipotesi. Un altro aspetto molto discusso pertiene proprio a un paio di aspetti della scelta femminile. Il primo riguarda proprio l’origine dei criteri di scelta delle femmine: da dove è cominciata l’escalation nei corteggiamenti che hanno portato alle vistosissime livree degli uccelli del paradiso o le esibizioni perfettamente coordinate dei manachini (piccoli passeriformi tropicali che danzano come un gruppo di ballerini esperti)? Se in alcuni casi, come in piccoli pesciolini tropicali, si è capito che le femmine scelgono i maschi con macchie rosse perché richiamano piccoli frutti (rossi) che mangiano, in altri è difficile risalire all’origine di certe strutture o colori degli animali. Un altro aspetto importante riguarda proprio il concetto di bellezza: perché anche a una specie come la nostra (estremamente distante dal punto di vista zoologico da quelle considerate) animali come pavoni, uccelli del paradiso, pesci della barriera corallina, ma anche usignoli o altri cantori, sembrano “belli”? Da dove deriva questa consonanza di gusti? Anche oltre centocinquant’anni dopo la sua proposta, le idee di Darwin fanno ancora discutere.

Marco Ferrari

Giornalista, comunicatore scientifico

Per saperne di più

L’origine dell’uomo e la selezione sessuale, Darwin, Charles R., Newton Compton Editori, 2017
Uomini, donne e code di pavone. La selezione sessuale e l’evoluzione della natura umana, Geoffrey Miller, 2002

La Regina Rossa, Matt Ridley, Instar Libri, 2003
L’evoluzione della bellezza, Richard Prum, Adelphi, 2020

www.pikaia.eu

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