La scienza espressa
di Marco Fulvio Barozzi

Non avendo ricevuto praticamente risposta per mesi ai suoi alti lai, Chasles torna alla carica con una lunga memoria che era pubblicata nei Comptes rendu dell’Accademia del 4 gennaio 1869. L’obiettivo è ancora Faugére.

“All’inizio, il Signor Faugére aveva immaginato un semplice falsario autore di questa moltitudine, di questo numero prodigioso di Documenti, come ebbe a dire, il cui merito fu di vendermi in una volta tutto il prodotto della sua abilità, che ho preso quindi a mio carico. Poco dopo, vista l’evidenza della varietà di conoscenze che sarebbe necessaria per una tale fabbricazione, ha aggiunto che non sarebbe impossibile che questi documenti, scritti dalla stessa mano, ha detto, siano stati fabbricati da più persone, ma che “un solo spirito abbia presieduto alla loro composizione, poiché si accordano insieme come falsi testimoni che abbiano concertato di ingannare la verità e accreditare la menzogna”.

Poi, nella sua opera, Faugére modifica il suo sistema. Si accontenta dell’associazione di due falsari, di cui uno inventa e l’altro scrive. Ma non è tutto, perché, riconoscendo la sua impotenza, così come quella dei miei avversari, e particolarmente del signor Martin a produrre alcuna obiezione alla quale i miei documenti non possano fornire una risposta immediata, non è arretrato davanti a questa grave difficoltà, e ne ha trovato una soluzione così semplice quanto ingegnosa: che i documenti siano fabbricati giorno dopo giorno, anche all’ultimo momento, per i bisogni della discussione. Idea fortunata, che attesta la penetrazione inventiva del mio onorevole avversario!

La conseguenza di questo sistema, a mio parere, è molto chiara. Così apprezzando tutto il merito, mi sono limitato a chiedere a M. Faugére se egli intendesse che il falsario fosse a mia disposizione, o che prevedesse lui stesso i miei bisogni.

Questa è una delle domande alle quali egli si rifiuta di rispondere. (…)

“É senza dubbio consentito a M. Faugére, come a tutti, di contestare l’autenticità dei miei documenti, ma che cosa lo autorizza a sospettare della mia buona fede nelle relazioni con l’Accademia? (…) Egli dichiara che le mie Lettere di Galileo a Pascal sono false. Per provarlo parla della macchina aritmetica [la “pascalina”, NdR] e della gravità dell’aria, menzionate In queste lettere.

Egli sostiene che la macchina aritmetica fu inventata solo nel 1643, quando Pascal aveva vent’anni, per il motivo che una lettera di Pascal a Pierre Séguier (1588–1672) politico e magistrato francese, primo presidente dell’Académie française, al quale Pascal invia questo dispositivo, porta la data del 1643.

Ebbene, il signor Faugère ignora consapevolmente la testimonianza della signora Perier che dice che Pascal inventò la sua macchina all’età di 8 anni, e La Notizia degli uomini illustri di Perrault, da cui risulta che all’età di 17 ha iniziato a occuparsene. È sempre, come vediamo, lo stesso modo di far conoscere la verità.

Per la gravità dell’aria, il signor Faugère cade in un errore scientifico dal quale lo studio dell’opera di Pascal, sulla quale si diceva così competente, avrebbe dovuto preservarlo: confonde due questioni diverse, quella della gravità dell’aria l’aria e quella dell’orrore del vuoto.

Non sa che la gravità dell’aria era conosciuta e dimostrata prima dell’esperimento di Torricelli, in varie opere: in quella di Jean Rey del 1630, come resa nota da M. Chevreul; nelle Lettere di Cartesio del 1631 e anni successivi; nei Dialoghi di Galileo del 1632, come in quelli del 1637; nelle Questioni fisiche e matematiche di padre Mersenne, del 1634. Ma avrei potuto limitarmi a citare semplicemente la Biografia universale, perché lì Biot dice, nell’articolo su Torricelli, che M. Faugère deve aver letto: Galileo aveva riconosciuto e dimostrato la gravità dell’aria.

Marco Fulvio Barozzi

Carrello
Torna in alto